Davide Serpetti, giovane artista di origini aquilane, ha iniziato i suoi studi artistici nell’Istituto Statale d’Arte Fulvio Muzi a L’Aquila e nel 2009 si è trasferito a Milano per frequentare il triennio accademico di NABA – Nuova Accademia di Belle Arti. Dopo essersi laureato, nel 2013 ha avuto una breve esperienza di insegnamento di pittura e disegno al fianco dell’artista Marco Bongiorni, sempre in NABA. L’anno successivo ha iniziato il MA in Pittura al KASK & CONSERVATORIUM – School of Arts Gent, in Belgio. In parallelo ha lavorato per qualche anno con la ormai ex galleria milanese Giuseppe Pero. Attualmente collabora con l’artista Luigi Presicce al “Simposio di Pittura”, una residenza artistica per pittori italiani che da due anni ha luogo nella Fondazione Lac o Le Mon a San Cesario di Lecce.
Cosa ti ha portato a scegliere tra le varie forme d’arte, la pittura?
Ho scelto la pittura perché è infinita. E’ “in giro” da migliaia di anni ma riesce sempre a stupirci con qualcosa di nuovo. Al momento penso rappresenti il medium col quale riesco ad esprimermi meglio. Durante gli anni a Milano ho avuto modo di scoprire e utilizzare come medium il video e la performance ma la pittura è sempre rimasta li, accanto a me, imperterrita, ad aspettare. L’ho portata avanti nonostante i primi tempi sia stato anche criticato per questo.
In Belgio poi mi sono totalmente dedicato alla pittura, mettendo in stand-by tutto il resto.
Sono stato li per tre anni durante i quali ho preso fiducia nelle mie capacità come pittore.
Quali sono gli artisti a cui ti ispiri?
Mi ispiro a moltissimi artisti ma recentemente mi sono avvicinato a Gorky e Medardo Rosso.
Hanno lavorato molto sul confine tra “finito” e “non-finito” partendo dal ritratto.
E’ una cosa che mi interessa in questo periodo.
Di viventi invece sto guardando molto Wilhelm Sasnal per come utilizza il nero e reputo Alessandro Pessoli il miglior pittore italiano al momento, per il modo in cui amministra la superficie pittorica.

I soggetti che preferisci?
La mia ricerca artistica, dopo tutti questi anni, ho scoperto essere volta alla rappresentazione della natura umana, in tutta la sua incoerenza.
Dov’è il confine tra bene e male, maschile e femminile, finito e non finito, ragione e follia?
Provo a parlare di queste biunivocità utilizzando 3 elementi:
– figura animale intesa come “irrazionalità umana” / inconscio.
– scultura che rappresenta il tentativo umano di raggiungere la perfezione o comunque una stabilità.
– ritratto ovvero la nostra razionalità / presa di controllo sui nostri impulsi.
La scultura è la base sul quale appoggio o assemblo le fonti animali e umane.
Lo sfondo dei miei quadri di solito si sviluppa prevalentemente in orizzontale, come un puzzle, dato che non sono minimamente interessato a rispettare regole di prospettiva, ombre, piani spaziali.
In base a cosa scegli i soggetti (perché Leonardo DiCaprio piuttosto che due carpe e una rana)?
Ho iniziato una serie pittorica su Leonardo DiCaprio nel 2015.
Lui rappresenta un idolo contemporaneo, da un certo punto di vista un simulacro.
Io ho cercato di mettere in discussione questo suo status lavorando sulla sua immagine pubblica e privata, sul suo decadimento fisico, per renderlo più “umano”.

Da quali concetti le tue opere non possono prescindere?
Intensità, equilibrio e vibrazione.
I tuoi dipinti sono piene di colore, di segni, di movimento, sbaglio? Cosa rappresenta tutto questo per te?
E’ il mio immaginario visivo. Negli anni, con la pratica continua, si imparano alcune peculiarità della propria arte. Col tempo, esse diventano tratti distintivi che caratterizzano il lavoro. I segni che trascino sulla tela, i colori che utilizzo, sono la versione evoluta di tutto quello che fin da bambino ho immagazzinato e amavo rappresentare.
Qual è nel tuo lavoro, il rapporto tra pittura e la performance?
Me lo sono chiesto per tanti anni.
Non credo ci sia un rapporto diretto tra la mia pittura e le mie performances.
C’è un’idea alla base di un’opera d’arte, essa predilige sempre una via rispetto alle altre. Le mie idee di solito sono pittoriche. Immagino cose che possono vivere solo tramite la pittura. Qualche volta può capitare che alcune idee preferiscano essere espresse con un’azione performativa e allora le assecondo.

A cosa stai lavorando adesso?
Sto eseguendo degli studi da opere di Medardo Rosso e Vincenzo Gemito.
Da questi elementi inizierò una serie di lavori su Giovanna d’Arco. Questi lavori rientrerebbero nel tema dell’eroe che da anni includo nella mia ricerca artistica.
Hai studiato e lavorato in giro per l’Italia e in Europa. Qual è il rapporto con L’Aquila?
Ci sono nato, conservo ricordi bellissimi della mia infanzia e adolescenza, mi ritengo un privilegiato ad esser cresciuto in un posto che era il giusto compromesso tra paese e città.
Negli ultimi tempi ho notato molti progressi per quanto riguarda la ricostruzione, almeno in centro storico. In tutto questo, sono una di quelle persone che è ancora impossibilitata a tornare nella sua vera casa dal 2009.
Però, alla fine, cos’è una città?
Essa per me non è solamente un luogo specifico nel mondo, ma è data dall’insieme delle persone che la abitano. E una parte di queste persone, rappresentata dai i miei amici e la mia famiglia è ancora li ad accogliermi ogni volta che torno ed è questa per me la vera casa.
A cura di Mariangela Selli
Per saperne di più:
https://davideserpetti.tumblr.com/
e-mail: Davide.serpetti@gmail.com