La chiesa di San Giovanni Battista, nella frazione di Collimento di Lucoli (in provincia dell’Aquila), sorge ai piedi di un pendio poco fuori dal centro abitato. Di questa abbazia benedettina, come scrive l’Antinori, abbiamo le prime notizie nel 1077 quando il conte Odorisio, figlio del conte Berardo dei Marsi, dona al monastero, rappresentato dall’abate Pietro, dei beni di sua proprietà «per ottenere da Dio indulgenza dei suoi peccati e fare acquisto del regno eterno». È possibile, come si evince dai documenti, che la presenza monastica benedettina in quella località fosse precedente al 1077.
L’abbazia era posta sotto il diretto controllo del pontefice a cui pagò nel 1188 una tassa, confermata ancora nella bolla di Nicolò IV del 1290.
Dopo il sisma del 1349 la struttura della chiesa subì un lungo periodo di trasformazione del quale restano molte testimonianze tra gli elementi architettonici: i pilastri ottagonali su cui poggiano gli archi della navata e le monofore trilobate sulla parete laterale.
Una svolta importante per questo complesso monastico si ebbe nei primi anni Sessanta del XV secolo, quando fu nominato primo abate commendatario (in vece del vescovo di Veroli che non poté prendere possesso dell’abbazia) Giovan Battista Gaglioffi appartenente alla nota famiglia aquilana (il cui stemma si trova tre volte nella chiesa).
In questo periodo l’abbazia fu oggetto di modifiche e ristrutturazioni, conseguenti alla variazione d’uso che si verificò nel corso del tempo: la badia divenne infatti, su richiesta dell’abate commendatario, una collegiata perché, come riferì lo stesso Gaglioffi al papa, «nel monistero non vi dimorava più che un sol monaco». Viene così, in quest’epoca, soppresso il convento e la chiesa affidata al clero secolare.
Importanti lavori di rinnovamento furono eseguiti ancora nel 1557 e intorno alla metà del Seicento.
La facciata principale, dove c’è il portale d’ingresso in pietra, i cui stipiti sono costituiti da elementi di riuso decorati con motivi vegetali, è preceduta da un portico con tre aperture; le due laterali presentano archi ogivali mentre quella centrale è sormontata da un arco a tutto sesto. Su quest’ultimo si trovano uno stemma e un’iscrizione lapidea che riporta la data 1837, anno in cui la struttura fu rinnovata.
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Il campanile, a sinistra della facciata, conserva nei primi tre ordini la struttura di epoca medievale mentre la parte superiore è costituita da una torre campanaria settecentesca.
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Il chiostro è di forma trapezoidale su due livelli: il primo livello è scandito da archi a tutto sesto ed ospitava le strutture di servizio utilizzate dai monaci (refettorio, stalla, depositi); il secondo, con portico architravato poggiante su colonne squadrate, ospitava le celle.
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Il lato est del chiostro risulta chiuso dalla parete laterale della chiesa, a cui si accede tramite una porta elevata dal pian terreno e sormontata da lunetta decorata con pitture, raggiungibile attraverso una scalinata laterale in pietra. Ad incorniciare la parte superiore del muro laterale corre una fascia di archetti pensili.
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L’interno della chiesa è diviso in tre navate da archi poggianti su pilastri poligonali, il cui originario aspetto è stato riportato alla luce in seguito a recenti restauri. Tra il 1989 e il 1994 anche la chiesa di San Giovanni Battista ha subito, come precedentemente avvenuto per altre chiese dell’aquilano, lo smantellamento dell’apparato barocco , fatto che ha permesso la riscoperta, sui pilastri dell’arco trionfale, degli affreschi che per molto tempo sono stati riferiti alla mano di Andrea Delitio a cui erano stati commissionati dall’abate commendatario Gaglioffi: san Lorenzo, san Giorgio, un santo francescano e un ritratto di vecchio ed altri lacerti rinvenuti nell’arco tra l’abside centrale e quello di sinistra. Gli affreschi, forse appartenenti ad un ciclo di più ampie dimensioni, si presentano danneggiati dalle tipiche sgraffiature che si eseguivano sulle superfici murarie per favorire l’adesione degli intonaci che andavano a coprirle.
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In seguito a studi recenti focalizzati su un’epigrafe dipinta, collocata sotto il profilo del vecchio e non tenuta in conto nelle precedenti ricerche, è stata rivista l’attribuzione a favore di Giovanni di Antonio Vicini da Tagliacozzo. Questo aggiornamento ne modifica e anticipa la datazione agli anni Cinquanta del Quattrocento, periodo in cui era abate Lorenzo da Capestrano, e individua come committente dei dipinti Giovanni d’Evangelista da Casamaina.
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Non è giunta fino a noi alcuna ulteriore testimonianza pittorica riferibile alla mano di Giovanni di Antonio Vicini da Tagliacozzo, ma sappiamo di lui, dal De viris illustribus marsorum di Pietro Antonio Corsignani, che sottoscrisse un dipinto in Santa Maria Aracoeli in Roma. Nella cappella Quattrocentesca della famiglia Cesarini erano dipinte, secondo documenti relativi alla suddetta chiesa romana, le storie della Vergine, assieme ad immagini di profeti minori e ai quattro dottori della chiesa sulla volta e l’opera era firmata (pinsit / me . Ioh / a(n)nes de / Talia . co / tio) ma non datata.
Questa ipotesi rappresenterebbe un importante collegamento tra i rapporti degli artisti del centro Italia di quel periodo con Roma e coinvolgerebbe anche il linguaggio figurativo della personalità ancora parzialmente misteriosa di Andrea Delitio.
Non dimentichiamo infatti che, nella precedente attribuzione, i soggetti dipinti nei pilastri di San Giovanni, sono stati avvicinati stilisticamente a quelli del Delitio dipinti nel del duomo di Atri, e nello specifico, ad alcune teste raffigurate nei clipei delle fasce decorative del coro di Santa Maria Assunta.
A cura di Mariangela Selli
Bibliografia
- G. Benedicenti e L. Lorenzi, Andrea Delitio. Catalogo delle opere. Firenze 2001.
- R. Mancini, San Giovanni Battista di Lucoli. L’Aquila 2001.
- D. Giorgi, Precisazioni su Andrea Delitio e Giovanni da Tagliacozzo: un contributo dai documenti epigrafici in «Annali della scuola Normale superiore di Pisa». Serie 5, 6/2, 2014, pp. 845-908.
- M. Maccherini, Andrea Delitio in L’arte aquilana del Rinascimento. L’Aquila 2010.
Da vedere nei dintorni:
- Chiesa di San Menna, frazione di Lucoli;
- https://semisottolapietra.wordpress.com/2020/09/07/larea-archeologica-dellanfiteatro-di-amiternum/;
- https://semisottolapietra.wordpress.com/2019/11/25/saturnino-gatti-e-laffresco-di-san-panfilo-a-tornimparte/;
- https://semisottolapietra.wordpress.com/2019/03/26/chiesa-di-rocca-santo-stefano-la-via-la-pieve-e-labbazia/.