Il Santuario sorge sulla strada statale del Gran Sasso che unisce le frazioni aquilane di Paganica e Camarda. La denominazione del Santuario della Madonna d’Appari ha origine da un evento lontano nel tempo: l’apparizione dell’immagine sacra della Madonna, avvenuta a Paganica nel XIII secolo. Maddalena Chiaravalle, una giovane pastorella che portava a pascolare il gregge lungo il fiume Raiale, avrebbe assistito all’apparizione della Madonna che le avrebbe chiesto che fosse eretto un santuario in suo nome. Gli abitanti del posto, inizialmente increduli, non soddisfecero la richiesta. Addirittura, il parroco stesso non credette a quanto fosse accaduto e, pertanto, si racconta che cadde malato e si riprese solamente quando si convinse della veridicità del racconto. Ad ogni modo la Madonna allora sarebbe apparsa di nuovo e in poco tempo e con l’aiuto di tutti i cittadini sorse, tra le rocce e il torrente, il Santuario della Madonna d’Appari.
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Inizialmente fu eretta un’edicola votiva; seguì un tempietto addossato al massiccio roccioso. La costruzione, come detto, è appoggiata al massiccio roccioso, oggi perforato per permettere il passaggio della strada statale del Gran Sasso. L’edificio è incastonato fra il torrente Raiale e la vicina parete rocciosa e, quindi, si sviluppa prevalentemente in lunghezza ed in altezza. La facciata venne edificata tra il XIV e il XV secolo mentre la struttura venne ampliata successivamente con una serie di interventi: la realizzazione delle aperture verso il torrente Raiale (1519), l’ingrandimento del corpo centrale (1559) e l’installazione, all’interno dell’edificio, del quadro realizzato da Pompeo Mausonio ed intitolato Madonna del Santissimo Rosario con i quindici misteri (1596).
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La facciata, in stile romanico, molto slanciata grazie anche alla presenza di un alto campanile a vela, nel quale si aprono tre fornici, presenta una forma rettangolare. Il portale è molto semplice mentre gli unici elementi decorativi del fronte sono l’affresco della lunetta ed una piccola finestra circolare.
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L’interno è a navata unica, ripartita da due archi a tutto sesto; nella parete di fondo, sul lato destro, si apre un ingresso secondario anch’esso con lunetta affrescata. La zona presbiteriale segue la parete rocciosa risultando perciò di forma irregolare e completamente decentrata rispetto all’aula. Quest’ultima zona, identificata come la parte più antica del romitorio, presenta, a destra dell’altare, una piccola nicchia con l’affresco della Pietà, databile al XV secolo. Le pareti del presbiterio e di gran parte dell’aula sono affrescate con opere databili al XVI-XVII secolo, all’interno delle quali sono rappresentati episodi della vita di Gesù. Dietro l’altare c’è una piccola sagrestia, anch’essa appoggiata alla roccia, che una stretta scala collega a un piccolo ambiente eremitico situato al piano superiore. Non conosciamo la data precisa della fondazione dell’eremo; partendo dal dato che la chiesa non risulta menzionata nel pagamento delle decime del 1313, si è ipotizzato che la sua costruzione sia successiva e riferibile probabilmente al 1400 circa. È comunque da tenere in considerazione, come già detto, la possibile presenza sul luogo di una precedente edicola votiva dedicata proprio alla Madonna.
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Faceva parte dell’arredo del santuario una tempera su tavola della seconda metà del XIV secolo raffigurante la Madonna in trono, attribuita ad Andrea Delitio. La tavola, oggi al MUNDA (Museo Nazionale d’Abruzzo), è stata in passato resecata nella parte destra, perdendo così più di un quarto della figura della Vergine e tutta l’immagine del bambino. L’attribuzione a Delitio fu di Ferdinando Bologna negli anni immediatamente successivi al 1950. Il Moretti, nel catalogo del Museo Nazionale d’Abruzzo del 1968, confermava tale attribuzione rilevando palesi punti di contatto con la Madonna del trittico della Galleria Walters di Baltimora (USA), assegnata dal Longhi ad Andrea Delitio. Il Bologna ha riconfermato l’attribuzione al Delitio (1987; 2001), sottolineando come il maestro, a questo punto della produzione, aveva assimilato “la lezione fiorentina di Domenico Veneziano, e si era avviato alla svolta, conclusiva anche per le cerchie toscane, delle regolate modalità pierfrancescane”.
A cura di Fabrizio Del Monte.
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NELLE VICINANZE:
- Chiesa di Santa Giusta fuori le mura (non è al momento agibile)
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- Chiesa di San Giustino a Paganica
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- Necropoli di Fossa
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- Chiesa di Santa Maria ad Cryptas
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BIBLIOGRAFIA:
G.B. BENEDICENTI, L. LORENZI 2001, Andrea Delitio. Catalogo delle opere, Firenze.
O. ANTONINI 2012, Chiese extra moenia del comune dell’Aquila prima e dopo il sisma, Castelli, Verdone Editore.
E. VALERI 2000, L’Aquila Guida storico-artistica alla città e al territorio, Gli scrigni. Guida alle città d’arte d’Abruzzo, Carsa Edizioni.
AA. VV. 2006, Meraviglie sconosciute d’Abruzzo, Carsa Edizioni- il centro, n.7.
6 pensieri su “UN SANTUARIO NELLA ROCCIA. LA MADONNA D’APPARI”