Il ciclo di affreschi dedicato alla Passione di Cristo e il Dio Padre benedicente con Angeli e Santi che occupano rispettivamente le pareti laterali e la volta dell’abside della chiesa di San Panfilo a Villagrande di Tornimparte (L’Aquila), furono realizzati negli anni Novanta del Quattrocento da uno dei più conosciuti maestri del Rinascimento aquilano: Saturnino Gatti da San Vittorino. Fino al 2014, anno di pubblicazione del volume dedicato all’artista da Ferdinando Bologna, si è considerato il 1463 come anno di nascita, anticipato dallo storico dell’ arte aquilano al 1459 o addirittura al 1457. La nuova datazione si basa su una testimonianza di Saturnino nell’atto del 4 maggio 1477: l’atto, che vedeva dalle due parti Silvestro dall’Aquila e gli esecutori testamentari del Cardinale Agnifili, era relativo alla commissione della tomba del prelato per il Duomo cittadino. Dal momento che a quell’epoca la capacità giuridica si raggiungeva tra i 18 e i 21 anni, Saturnino doveva avere quell’età nel 1477.
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La vita e gli spostamenti dell’ artista sono stati in parte ricostruiti grazie ai documenti d’archivio (atti, contratti, pagamenti registrati per la sua attività) e al confronto stilistico. Per quest’ultimo il ciclo di Tornimparte è stato un importante filo conduttore.
Probabilmente Saturnino, spinto dalla curiosità e stimolato dalle novità in campo artistico che arrivavano in città da Firenze, come ad esempio il monumento Agnifili (per approfondimenti –> https://semisottolapietra.wordpress.com/2019/08/19/san-sebastiano-la-statua-di-silvestro-dell-aquila/), si spostò verso la Toscana. Secondo quanto dice Bologna, accogliendo l’ipotesi che di mano del Gatti è la figura di un Geremia miniato sul secondo dei due tomi della Bibbia Latina, voluta da Federico da Montefeltro per la sua biblioteca (oggi presso la Biblioteca Vaticana), il nostro artista si trovava a Firenze tra il 1477 e il 12 giugno 1478. Non abbiamo notizie certe dei suoi spostamenti ma lo ritroviamo a L’Aquila nei documenti del 1488 quando, con il titolo di Magister, promette a Pietro Bendetto di Pietro da Pizzoli di dipingere una cappella in San Domenico.
Le date riguardanti i lavori nella chiesa di San Panfilo sono le seguenti: il 23 maggio 1489 Saturnino riceve da «Dominico Antoni Paulutii de Tornamparte» 45 fiorini per gli affreschi di una cappella nella chiesa di San Panfilo; il primo maggio 1490 sottoscrive il contratto per dipingere la cappella della stessa chiesa; il 19 aprile del 1491 i massari di Tornimparte provvedono a procurare i denari da versare a Saturnino per i lavori, vendendo i pascoli delle «defense» di Villagrande per tre stagioni; l’ultimo saldo per le pitture di Tornimparte è del 12 dicembre 1494, ma già in Febbraio due importanti maestri, Silvestro da Sulmona e Sebastiano di Cola da Casentino, erano stati chiamati «ad adpretiandum picturam». Gli studiosi stanno ancora facendo luce sul pagamento del 1489 mentre è certo che, tra il 1491 e il 1494, il Gatti si dedicò alla realizzazione degli affreschi dell’abside.
La critica ha sempre messo in relazione il suo stile con quello del Verrocchio: tra i personaggi di San Panfilo, fortemente caratterizzati in questo senso, sono gli angeli della Resurrezione, collegati a due rilievi in terracotta (oggi al Louvre) e al Sepolcro del Cardinale Niccolò Forteguerri (a Pistoia), opera del Maestro fiorentino. Nella stessa scena di San Panfilo le Pie Donne richiamano il rilievo della Morte di Francesca Pitti Tornabuoni al Museo del Bargello di Firenze. L’attribuzione a Saturnino di una Sibilla Cimmeria ,conservata alla Royal Library di Windsor, evidenzia inoltre le influenze di Botticelli e quelle del Perugino (al quale venne attribuita l’opera in maniera impropria).
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Quanto detto è una chiave di lettura fondamentale per analizzare la situazione aquilana dell’epoca in relazione al territorio nazionale: la città, accogliendo con entusiasmo lo stile toscano, si inserisce in un vivace contesto culturale.
L’attuale restauro dell’ affresco di San Panfilo è frutto dei lavori condotti nel 1972 da Antonio Liberati e Umberto Marini, che hanno recuperato quanto possibile le cromie originarie, liberando gli affreschi da pesanti interventi della prima metà del Novecento.
Sull’arco trionfale è rappresentata l’Annunciazione. I personaggi, l’Angelo e la Vergine Maria, sono ai lati della vasta veduta della città (oggi lacunosa), sopra la città c’è la rappresentazione del Dio Padre circondato da un’aureola di cherubini. Nella volta dell’ abside il Dio Padre, che benedice con una mano e con l’altra mano sorregge il mondo, ha un’espressione malinconica. Sotto questa imponente figura ci sono quattro angeli in volo che spargono petali e un coro di santi a sinistra e sante a destra inginocchiati in preghiera. Al centro dei due gruppi gli angeli, intonano il Gloria in Excelsis Deo (come possiamo leggere chiaramente nel cartiglio che due di loro sorreggono) e sono intenti a suonare strumenti musicali. Le aureole dei santi e degli angeli, che formano un coro ai piedi del Dio Padre, sono prospetticamente scorciate; due figure si distinguono in questa affollata zona dell’abside per la loro qualità: la Santa spostata completamente a destra con il manto violaceo e il Santo in dalmatica sulla sinistra. Nel sottarco ci sono Profeti con in mano libri o cartigli all’interno di accurate cornici architettoniche.
Il ciclo è fiancheggiato all’inizio e alla fine da due nicchie: a sinistra c’è san Vito rappresentato con due cani, uno bianco e uno nero e, mentre i cani sono protetti dalla nicchia, il santo acquista volume occupando tutto lo spazio. Dalla parte opposta, in una nicchia simile, è collocato fra’ Pietro dell’Aquila (detto Scotello) teologo francescano originario di Tornimparte.
Il ciclo è incorniciato dentro lo schema architettonico di un portico marmoreo, poggiato su un basamento a specchiature di marmi misti e trabeato da una cornice ornata da girali d’oro su paraste e capitelli corinzi.
L’opera è purtroppo danneggiata da rifacimenti e lacune gravi, restano: Il bacio di Giuda con la Cattura, tracce sfigurate del Cristo al Pretorio con la Flagellazione e l’Incoronazione di Spine, il Compianto di Cristo con danni soprattutto nello sfondo e la Resurrezione che è la porzione meglio conservata. Sono andate distrutte: il paesaggio nella parete sinistra del ciclo, l’Inchiodatura e la Crocifissione che dovevano precedere il Compianto.
Dopo san Vito, partendo dalla prima scena a sinistra del catino absidale, abbiamo la Cattura di Cristo all’interno di un aperto paesaggio. La composizione è interrotta da una finestra profondamente strombata, all’interno della quale sono affrescate le figure di due dottori della chiesa: Girolamo e Ambrogio, sovrastati dal trigramma bernardiniano.
Il Compianto sul Cristo Morto presenta Cristo con le braccia raccolte e incrociate sul corpo. Maria e le Pie Donne sono in ginocchio nell’atto di sorreggerlo e adorarlo; alle loro spalle Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo si uniscono al rito.
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Nell’ultimo campo del Catino Absidale c’è la Resurrezione che tocca il punto più alto di tutta la pittura di Saturnino, collegando, nella figura del Cristo Risorto, lo stile del Verrocchio a quello del Pollaiolo. I continui richiami alla Toscana sono un segnale evidente che non siamo di fronte a semplici riprese tematiche ma a una conoscenza e a un’acuta e approfondita interpretazione del linguaggio di Firenze, città con la quale, secondo Ferdinando Bologna, Saturnino non ha cessato di mantenersi in rapporto.
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Gli affreschi in questione rappresentano il momento più felice dell’attività di Saturnino, che lavorerà sia nell’aquilano sia fuori regione. Nel novembre 1494, libero da San Panfilo, l’artista rimpiazzerà Silvestro nella decorazione di una cappella in Santa Maria di Collemaggio, decorazione perduta ma forse da mettere in relazione con la Madonna con Bambino in terracotta policroma oggi visitabile presso il MunDA.
A cura di Mariangela Selli
INFO UTILI
Per visitare la chiesa di San Panfilo rivolgersi alla Proloco di Tornimparte Tel. 0862 720013
Come arrivare: https://goo.gl/maps/hHPA55fG3UkpMCAk8
NELLE VICINANZE
Area archeologica di Amiternum
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BIBLIOGRAFIA E/O SITOGRAFIA
– Bologna F., 2014, Saturnino Gatti. Pittore e scultore nel Rinascimento aquilano, Textus.
– Maccherini M., 2010, L’arte aquilana del Rinascimento, L’Una.
– Mannetti T. R., Chelli N., Vecchioli G., 1992, Saturnino Gatti nella chiesa di San Panfilo a Tornimparte, Ed. Gallo Cedrone.
2 pensieri su “SATURNINO GATTI E L’AFFRESCO DI SAN PANFILO A TORNIMPARTE”