“Biondo era e bello e di gentile aspetto ma l’un de’ cigli un colpo aveva diviso…” (Purgatorio, canto III, vv. 107-108), così Dante rende immortale la figura del giovane principe svevo, ultimo protagonista del sogno imperiale della dinastia degli Hohenstaufen nel meridione d’Italia. La presenza di Manfredi è ancora molto forte tra i monti selvaggi e solitari che cingono le propaggini settentrionali dell’Abruzzo teramano, al confine con la provincia di Ascoli Piceno. Questo territorio marginale del Regnum Siciliae è stato per secoli teatro di feroci lotte tra fazioni fedeli al pontefice e altre di credo ghibellino.
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Costeggiando la Montagna dei Fiori dalla strada SS 81 si arriva al piccolo caseggiato di Macchia da Sole (TE), qui attraverso un breve sentiero, interamente segnato, si sale a piedi e ci si porta sino al suggestivo sperone calcareo, un tempo sede del castello. Ancora oggi, immersi nel verde dei Monti Gemelli, i ruderi di Castel Manfrino, conosciuto nelle fonti anche come Castrum Maccle, dominano dall’alto di un promontorio roccioso la stretta gola sottostante del torrente Salinello. Lo storico locale Niccola Palma nella sua Storia ne ricostruisce le vicende salienti: da castrum romano a presidio longobardo, il sito fu poi recuperato nel XIII secolo data la strategica posizione. Eretto per volere di Manfredi negli anni successivi alla morte del padre, l’imperatore Federico II (morto nel 1250), in un periodo di forte crisi con il papato, alleatosi nel frattempo con Carlo d’Angiò, il suo fine ultimo era sostanzialmente quello di vigilare su un’importante zona di confine ed intercettare le truppe angioine nel caso avessero scelto quella via d’ingresso per conquistare il mezzogiorno della penisola, sulla cui corona intendevano mettere le mani i francesi.
Due erano, infatti, le vie d’accesso che dalla Salaria permettevano di entrare nel Giustizierato d’Abruzzo e quindi nel Regnum, una via toccava il forte di Civitella del Tronto (odierna SS 81), l’altra invece i Monti Gemelli. Oggi del castello di Manfredi rimane ben poco, alla sua morte (battaglia di Benevento, 1266) passò in mani angioine, subì diversi assedi fino al suo definitivo abbandono nel XVI secolo. Il suo profilo allungato è ben visibile già lungo la strada ben prima di arrivare a Macchia da Sole, i segni del tempo hanno fortemente compromesso gli elevati, realizzati in pietra locale sbozzata grossolanamente.
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Come un grigio fantasma incastonato nel cuore della Montagna dei Fiori offre al curioso viaggiatore che percorre quelle stradine desolate ciò che resta del suo passato: tracce delle mura perimetrali, parte del mastio (donjon), delle torri, forse i resti di un’ipotetica cappella a pianta quadrangolare e numerose leggende legate alla figura del suo sfortunato principe. La più famosa e sicuramente ancora avvolta da un forte alone di mistero è quella che riguarda i resti mortali del giovane svevo.
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Sconfitto durante gli scontri di Benevento, Manfredi fu sepolto nei giorni successivi nei pressi di un ponte non molto distante dal campo di battaglia, ma l’arcivescovo di Benevento, animato da un forte astio nei suoi confronti, una volta ottenuto il placet del papa Clemente IV, fece disseppellire la salma dello scomunicato e gettare i resti fuori dai confini dello Stato Pontificio, lungo il fiume Verde. Si è cercato a lungo di individuare il luogo esatto e diverse sono state le ipotesi, più o meno accreditate, circa l’antico idronimo, taluni hanno parlato del fiume Garigliano, altri ancora del Liri.
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Leggenda vuole, tra queste montagne d’Abruzzo, che i suoi resti siano stati gettati nottetempo qui ove “or le bagna la pioggia e move il vento” (Purgatorio, canto III, v. 130). Le genti di questi monti raccontano ancora oggi di Manfredi e dei suoi poveri resti, dispersi in un luogo non molto distante dal suo castello, lungo le rive di un fiume chiamato da Boccaccio (De Fluminibus) il fiume Verde che oggi è, invece,
conosciuto come il rio Castellano (Marcucci), che lento scorre fino ad immettersi nel Tronto e da sempre tutto divide, un tempo due regni, oggi due regioni, l’Abruzzo e le Marche.
A cura di Paola Iezzone
INFO UTILI
Ruderi Castel Manfrino
Per info 0861 3311
Come arrivare: https://maps.app.goo.gl/YnsD4
Si consiglia luogo di partenza: Macchia da Sole (930 m slm); Tempo di percorrenza: 1 ora (A/R); Difficoltà: T – Turistico; Dislivello: 100 m; Segnavia: segnato bianco-rosso; Periodo suggerito: da aprile a novembre
NELLE VICINANZE
Borgo di Civitella del Tronto (TE)
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Abbazia benedettina di Santa Maria di Montesanto (TE)
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Campli (TE)
Come arrivare: https://goo.gl/maps/4HDytoYRrzN7hz7t6
Teramo
Come arrivare: https://goo.gl/maps/Kz3ntNx86pHLYVJR7
BIBLIOGRAFIA E/O SITOGRAFIA
– Aceto F., Adamoli L. et al. (a cura di), 1991, La valle dell’alto Vomano ed i Monti della Laga, (DAT, vol. III, 1), Pescara, CARSA Edizioni;
– Balena S., 1999, Ascoli nel Piceno. Storia di Ascoli e degli ascolani, Ascoli Piceno, Società Editrice Ricerche;
– Carfagna B., 1996, Rocche e castelli dell’ascolano, Ascoli Piceno, Edizione La Sfinge Malaspina;
– Palma N., 1979, Storia della città e diocesi di Teramo, Teramo, Cassa di Risparmio della Provincia di Teramo, (vol. II);
– Stuard A., 1980, Architettura e urbanistica nel Medioevo teramano, Teramo, Cassa di Risparmio della Provincia di Teramo.